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16 giugno 2020

Sulla Via delle Gallie

Mappe, indizi storici, sentieri strappati alla vegetazione. L’antica strada degli eserciti riemerge in Lomellina. Due anni di lavoro 18 chilometri ora sono percorribili.

di Davide Maniaci

LOMELLO (PAVIA) Partendo dall’antica Ticinum, ora Pavia, il tracciato portava alle province d’Oltralpe attraversando l’attuale Piemonte. Duemila anni dopo il tratto lomellino della Via delle Gallie riprende vita grazie a un gruppo di amici.

Coinvolgendo sette Comuni, due anni fa hanno creato un comitato che è appena diventato associazione, con 25 membri attivi e la sede operativa nel castello di Lomello. Il capolinea del tragitto percorribile è attualmente qui, nel vecchio borgo longobardo.

Un sentiero strappato ai campi, disboscando, pulendo i fossi, installando cartelli stradali e piantando vegetazione autoctona. Adesso è praticabile a piedi, a cavallo e in bicicletta, dopo un abbandono durato secoli. L’esistenza di questa strada si tramandava soprattutto per via orale, intorno al fuoco: alcuni neanche ci credevano più. Sfiora vecchi castelli, abbazie, oasi naturalistiche incontaminate.

Zone battute pochissimo dal turismo di massa e che andranno riscoperte quasi per forza, in un’estate dove si punterà sui viaggi di prossimità, a poche ore di automobile da casa. Suggestioni che fanno dimenticare come la Lomellina, in pochi chilometri, ospiti una delle più grandi raffinerie dell’Eni in Italia e una discarica di cemento-amianto. Una zona che cerca un rilancio valorizzando i luoghi di passaggio antichi.

Il presidente dell’associazione è Battista Cucchi. Vive a Dorno, centro di neanche 5 mila anime. Da Dorno iniziano i 18 chilometri del tratto rimesso a nuovo, quasi in linea retta fino a Lomello. Gran parte del percorso riprende esattamente quello dell’antica via delle Gallie. «Grazie alla consulenza di Pierluigi Tozzi, docente di storia antica all’università di Pavia – spiega Cucchi – siamo riusciti a capire esattamente dove passasse il tragitto romano. Adesso è agibile da Dorno a Lomello. Il nostro obiettivo è ricostruire tutto il tratto da Pavia fino al fiume Sesia, ai confini piemontesi. Stiamo avviando un progetto di sviluppo turistico cercando sinergie con le realtà locali già presenti, dagli agriturismi alle Pro Loco».

Il progetto ha bisogno di fondi: «Per andare avanti avremo bisogno di finanziamenti, pubblici o privati che siano. Dobbiamo immaginare l’antica Lomellina celtica e poi romana come una zona di dossi, corsi d’acqua, villaggi di capanne, brughiere e paludi. Dopo l’arrivo di Annibale in Italia ecco l’esigenza di collegare Gallia Cisalpina e Transalpina, con un percorso che superando Piacenza arrivasse a Pavia e alle Alpi. Furono usati vecchi sentieri protostorici». Percorsi che poi sono andati ramificandosi: anche la Valle d’Aosta è impegnata in un recupero della sua Via delle Gallie, in fase molto più avanzata.

Grazie all’imponente opera dei volontari, la Via delle Gallie in Lomellina riporta indietro nel tempo chi sceglierà di seguirla. Un sentiero di campagna tra torrenti, battiti d’ali e zone umide. Silenzio assoluto, manieri e santuari dimenticati raggiungibili con brevissime deviazioni.